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Una Scimmia in Noi!

(Recensione di Mimmo Forleo)


Nella letteratura del primo Novecento era già accaduto a Musil di far rifiutare e ridicolizzare da un suo personaggio (l'Ulrich de “L'uomo senza qualità”) la bizzarra idea che un cavallo da corsa potesse essere definito “geniale” solo perché sembravano essersi esaurite le qualità precipue dell'uomo, ma non si era ancora vista o udita una scimmia sostenere di poterle incarnare quelle qualità e autodefinirsi geniale essendoci riuscita.

Ma in cosa consiste la genialità della scimmia, ammesso che nel suo caso si possa parlare di genialità? Ripercorriamo allora la sua storia, in ciò aiutati da come essa stessa l'ha descritta in una relazione preparata per un'Accademia.

Catturata tempo prima nei pressi di una costa africana, si ritrovò ben presto rinchiusa in una gabbia e in viaggio su di un bastimento diretto in Europa. Ritrovatasi così privata della libertà di potersi muovere a proprio piacimento, avendo inizialmente solo bisogno di distrarsi da una situazione per essa penosa, cominciò ad imitare gli uomini, i movimenti e i gesti da quelli compiuti, e pur senza minimamente afferrarne il senso scoprì che era sorprendentemente facile farlo. Anzi, scoprì pure l'esasperante lentezza con cui gli umani compivano movimenti e gesti, tanto da intuire che avrebbero provato un sentimento di ammirazione misto al rispetto verso chiunque, fosse anche un appartenente ad altra specie animale, cui fosse riuscita l'impresa di eseguirli meglio e più velocemente. Aveva trovato, insomma, il modo per riacquistare la propria libertà. Da quel momento in poi, sarebbero bastati un po' di applicazione negli studi e dei buoni insegnanti per raggiungere facilmente lo scopo.

Dunque, se un cavallo sarebbe rimasto un cavallo anche aggiudicandosi tutti i gran premi cui l'avessero fatto partecipare, per una scimmia le cose avrebbero potuto mettersi diversamente: chi mai avrebbe osato giudicare, infatti, meno che geniale la sua riuscita in ambiti anatomicamente destinati ad essa come agli umani?

Per evitarsi di finire in un giardino zoologico, allora, le sarebbe bastato scegliere una delle molteplici attività in cui gli umani eccellono con discreto successo, il “Music Hall” per esempio, e selezionare con giusto criterio i maestri necessari a fare di essa quanto di più simile, e perfino superiore sotto certi aspetti, agli altri umani.

Mi è scappato un “altri umani”? Sì, ma l'intenzione era voluta, c'era per intero. Non si tratta di un caso se ho cominciato a parlare della scimmia come fosse in tutto simile agli umani. Cosa sono in fondo gli umani, se non scimmie che riescono meno bene in cose che alle scimmie, se adeguatamente istruite anch'esse, riuscirebbero molto meglio?

E non serve neppure specificare “certi umani”, visto che, come avremmo modo di scoprire dedicandoci all'osservazione di Ulrich invece che di una scimmia, anche l'uomo che trovi ridicolo definire geniale un cavallo che sappia correre non bene ma benissimo, posto di fronte a una scimmia di genio finirebbe col riconoscere che tutta la sua ricchezza intellettuale e non solo materiale, nulla possono di fronte a chi coltivi almeno la sensazione di stare facendo con passione e “libertà” tutto quello che gli piace fare. E poco importa se agli inizi era l'arrampicarsi sugli alberi a soddisfarlo, mentre adesso si dedica a cose che sembrano soddisfare soprattutto un pubblico pagante; quel che conta davvero è poter dire sempre: “Ho studiato, mi sono applicato e adesso mi godo l'approvazione dei miei simili!”.



Una scimmia all’accademia

da Kafka regia Jean-Paul Denizon con Saba Salvemini una produzione Arété Ensemble (BA)

Sabato 17 ottobre 2015

Teatro Comunale K. Wojtyla - Palagiano (TA)

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