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Arte Teatrale: Maestra di Vita

Aggiornamento: 30 apr 2019

di Mimmo Forleo


I Greci non nutrirono mai dubbi intorno al nome della disciplina che a loro parere avrebbe potuto assolvere il compito di “maestra di vita”: quella disciplina era l'Arte teatrale, non la Storia. Non perché tenessero in più alta considerazione Eschilo rispetto ad Erodoto ma, da una parte, in quanto la storia era troppo recente come invenzione e, d'altra parte, poiché a ben vedere in essa non si davano drammi individuali.

La #Storia, infatti, si prestava benissimo per gli interventi del Fato, decisore inappellabile dei destini di masse anonime e persino inconsapevoli della lotta perenne che si teneva al di sopra delle loro teste per la conquista di regni, ma risultava essere povera in maniera quasi scandalosa allorquando la si interrogava circa i sentimenti coltivati da qualunque individuo che non fosse re. Quei sentimenti, al limite, non li considerava nemmeno degni di essere registrati. Cosa poteva quindi “#insegnare” la Storia?

Nulla, proprio nulla che fosse appena diverso da un moderno avvertimento del tipo “chi tocca i fili muore!”. E non sarebbe stato bello, lo immaginate bene, far scendere in campo schiere di filosofi solamente allo scopo di far loro produrre cartelli contenenti la domanda “e cosa potrebbe esserci dopo la morte?”. Per quel risibile compito bastavano, e avanzavano pure, i tanti banalissimi uomini di religione dalla morale preconfezionata di cui era stato ricco ogni regno o impero del passato.


I Greci, invece, si consideravano a giusta ragione uomini nuovi, di una specie mai vista prima e ricca oramai di filosofi il cui compito era chiarissimo. Esso consisteva nel far avanzare senza prudenza alcuna ogni singolo uomo nuovo sulla via dell'affermazione di sé all'interno di regole stabilmente condivise, che in un'epoca la quale non disponeva ancora di un patrimonio consolidato e tradizionale di dette regole, avrebbero in breve tempo finito per somigliare più del lecito consentibile alle vecchie leggi proprie della religione; non per caso furono chiamate “valori”, quasi a voler significare che chiunque avesse rifiutato di assoggettarsi ad esse volontariamente sarebbe stato poco meno di un pazzo e un attentatore del nuovo ordine così costituito. Socrate fu il primo a farne le spese, nonostante godesse fama di filosofo. E non poteva essere diversamente, atteso che l'umanità a lui coeva era davvero troppo giovane e nuova perché potesse dirsi già del tutto emancipata dai riti posti in essere dal potere e dalla religione.

Qualsiasi uomo, soprattutto il più nuovo verrebbe da dire, non è assolutamente detto che sia dotato della necessaria indipendenza di giudizio che gli consenta di navigare in mare aperto e sconosciuto; tenderà invece a mantenersi prossimo alla costa di quella terraferma già conosciuta, se pur ripudiata anche soltanto per spirito di avventura, ogni qualvolta intraprenderà viaggi alla scoperta di nuove terre.

#Sperimentare, dunque, ma con prudenza.

Più che un motto è la cifra autentica di ogni civiltà nuova che non voglia perdersi nel non-sperimentato-ancora e non voglia rischiare di perdere se stessa già sul nascere.

Tema difficile da accettare per qualsiasi filosofo, che orgogliosamente invece rende il rischio e la mancata prudenza proprie bandiere. Ma può l'uomo comune, se pur nuovo, accettare il rischio a cuor leggero quanto un #filosofo? È evidente che no.

I Greci, allora, proprio in vista di guadagnare qualcosa che riuscisse a far convivere il rischio con la prudenza, il nuovo col meno nuovo (così illudendosi di aver cacciato via del tutto il “vecchio”) e l'uomo straordinario con l'uomo comune, accordarono ogni loro preferenza al Teatro invece che alla Storia. Solo nel #Teatro, infatti, poteva darsi il singolare caso consistente nel mettere alla berlina un uomo straordinario, Socrate, facendo leva sul presunto buon senso dell'uomo comune ed evitandogli guai ben peggiori.

Caso davvero singolare, badate, perché la Storia, quando coltiva la pretesa di voler insegnare qualcosa, è meno paziente e di metodi più sbrigativi rispetto al Teatro: Socrate, dalla Storia, poteva attendersi solo una sentenza. E così in effetti fu, in perfetta ottemperanza di quel precetto mai scritto e soltanto sussurrato che vuole la Storia esclusiva maestra di morte.


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